Il cambiamento viene dall’interno
Published by Make Do on April 30, 2013
Spesso, soprattutto in ambito tecnologico, alcuni termini divengono di uso comune, pur avendo interpretazioni controverse. E’ il caso del cosiddetto “rogue cloud”, ovvero l’utilizzo da parte delle aziende di applicazioni cloud pubbliche che non sono gestite o integrate all’interno dell’infrastruttura IT dell’azienda.
Secondo un’indagine riportata dal WSJ il fenomeno del rogue cloud espone le imprese a vulnerabilità e contribuisce a creare un aumento dei costi “nascosti” del cloud in termini di sicurezza. Questa insidia ha colpito solo nel 2012 oltre tre quarti delle aziende a livello globale (per la precisione, il 77%), con punte dell’83% presso le grandi aziende e del 70% tra le PMI.
Questa è una delle ragioni per cui tante aziende si affidano a esperti IT per proteggere la loro rete – sia internamente, sia ingaggiando fornitori di servizi – rete che anche nella configurazione base di un solo server e qualche laptop, è fondamentale per far funzionare l’attività dell’impresa.
I media riportano spesso notizie di laptop appartenenti a organizzazioni amministrative o governative dimenticati sui treni o lasciati in luoghi pubblici, con il rischio che i dati sensibili finiscano nelle mani sbagliate. La tentazione potrebbe essere quella di iniziare a bloccare qualsiasi accesso: ridurre al minimo la condivisione e di conseguenza il rischio, potrebbe certamente essere una soluzione al problema della sicurezza.
Davey Winder, giornalista esperto di tecnologia, non condivide questa prospettiva: “È tempo che le aziende […] accolgano il cloud con tutto ciò che di innovativo porta con sé: una tecnologia che consente di aumentare la produttività [e] risparmiare denaro”, scrive Winder su https://www.cloudpro.co.uk. Secondo Winder, ogni team che si occupa di Information Technology all’interno delle aziende dovrebbe saper coniugare sicurezza e flessibilità, ovvero “unire governance e conformità al cosiddetto ‘shadow usage’ in un quadro strategico funzionale e sicuro”. Winder preferisce in effetti parlare di “shadow usage”, piuttosto che di “rogue cloud”, ma il concetto è il medesimo: in altre parole, è importante adottare politiche e procedure aziendali, ma è opportuno che queste aiutino l’impresa e i suoi dipendenti ad essere più produttivi, senza rallentare l’innovazione.
Cosa ne pensate? “Shadow usage” e “rogue cloud” sono il segnale che mostra la volontà delle imprese di lavorare in maniera più intelligente? O è caos allo stato embrionale?
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