Quale cloud per la trasformazione
Published by Make Do on February 24, 2021
Ancora una volta il cloud è protagonista del dibattito sull’ICT nel nostro Paese: l’ultimo rapporto Assinform evidenzia una crescita del 32,2% nel 2013. Il dato di spesa assoluto si attesta però intorno ai 753 milioni di euro, risultando ancora poco significativo.
Contestualmente, verifichiamo “sul campo” che la scelta del Cloud nel nostro Paese avviene ancora prevalentemente in modalità “sperimentale” e per lo più in forma “privata”, con l’implementazione di infrastrutture installate in maniera esclusiva e gestite internamente o, in alternativa, ospitate presso terze parti. Queste infrastrutture, però, richiedono un impegno importante da parte delle aziende, che si trovano a dover virtualizzare l’ambiente e a riallocare le risorse esistenti.
Siamo cioè in questo caso ancora lontani dalle economie e dalle ottimizzazioni di risorse che altre forme di cloud possono garantire: si tratta di un percorso in cui il fornitore di tecnologia deve guidare il proprio cliente verso le scelte più convenienti, garantendo un supporto puntuale ed affidabile. Come rileva un’indagine di Gartner, il 70% dei CIO sta affrontando attualmente una fase di transizione che richiederà un cambiamento nell’approccio fornitore-cliente, per cui i primi dovranno necessariamente dimostrare una profonda conoscenza dei mercati e la capacità di anticipare le esigenze dei secondi, oltre a una competenza consolidata sulle diverse piattaforme.
Lo scenario trova riscontro anche in un recente report di Ovum, dove si afferma che, dopo una prima fase di investimenti nel cloud privato, le aziende si orienteranno verso soluzioni “ibride”, anche molto complesse. Garantire l’interoperabilità delle piattaforme interne e esterne per l’evoluzione dell’infrastruttura aziendale richiederà competenze tecnologiche molto specifiche. Un esempio concreto è rappresentato dai portali che forniscono e-commerce. La criticità maggiore per queste aziende è dover adeguare le proprie capacità alle fluttuazioni del traffico nei diversi periodi dell’anno. In questo caso, una piattaforma cloud pubblica per l’elaborazione degli ordini garantisce la massima flessibilità. D’altro canto, le stringenti norme sulla privacy e la sicurezza per le transazioni online sono meglio garantite se residenti nel cloud privato. Ecco allora il classico esempio virtuoso di utilizzo di entrambi gli ambienti, in un sistema di cloud ibrido.
Compito dei fornitori di tecnologia è in questo contesto di trasformazione riuscire a fornire il pieno supporto le aziende, per esempio, nella gestione della flessibilità, combinando componenti interni ed esterni al cloud e garantendo al contempo la formazione necessaria.
Colt ha arricchito negli ultimi anni la propria esperienza e incrementato le proprie competenze proprio focalizzandosi sul servizio ai propri clienti e oggi è in grado di garantire analisi, progettazione e installazione di soluzioni di cloud computing ibrido, anche grazie alla collaborazione con partner di canale affidabili.
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